Quando

Dal 9 ottobre 2020 al 30 aprile 2022

La fotografia, con la sua invenzione nel 1826 ad opera di Joseph Nicéphore Niépce (poi perfezionata e resa pubblica da Louis Daguerre nel 1839 e da William Fox Talbot nel 1840), ha reso definitivamente possibile un sogno antico come l’Uomo, ossia catturare il tempo e la vita, imprigionandoli dentro l’immagine.

Dalla pratica alchemica degli esordi, quando i fotografi erano maghi alle prese con sali d’argento e fosforo, la tecnologia fotografica ha conquistato l’attenzione di filosofi e artisti, prima subordinata alla pittura, poi alternativa e in competizione con essa, fino a raggiungere il suo indipendente status di “arte”.

Per oltre un secolo essa ha rivelato il mondo e lo ha documentato attraverso molteplici punti di vista, testimoniando e mostrando momenti cruciali e quotidiani, isterie, bellezze, orrori e sogni di un’epoca folgorante.

Questa è l’affascinante storia che L’anima rubata vuole raccontare, attraverso fotografie, riflessioni, suggestivi cimeli e una postazione 3D, accompagnando i visitatori in un intenso viaggio: dai primi studi sulla camera oscura alla rivoluzione contemporanea.

È con il XXI secolo, infatti, e con gli eccessi della società tecnologica odierna, che vediamo moltiplicarsi le fotocamere, presenti ormai nei satelliti, nei sistemi di sorveglianza, nei droni e, soprattutto, negli innumerevoli smartphone, divenuti il prolungamento meccanico e virtuale dei nostri arti e delle nostre menti.

Oggi, paradossalmente, in una società dominata dalle immagini, la fotografia, intesa nel suo corpo fisico oltre che estetico, sembra essere divenuta quasi invisibile, ingoiata e perduta nell’incessante e vorticosa condivisione digitale, in cui “tutti sono fotografi”.

È inevitabile, dunque, domandarsi quale futuro avrà, in questa modernità fulminea che essa stessa ha contribuito a creare.