Quando

dal 6 aprile al 30 settembre 2001

Il Museo del Territorio ha ospitato dal 6 aprile sino al 30 settembre 2001 la mostra I Grandi di Spagna che comprendeva opere di quattro grandi artisti spagnoli: Salvador Dalì (Figueras 1904-1989), Francisco Goya (Fuendetodos, Saragoza 1746 – Bordeaux 1828), Joan Mirò (Montroig 1893 – Palma de Maiorca 1983), Pablo Picasso (Malaga 1881 – Mougins 1973).
Il primo dei tre padiglioni del Museo era interamente dedicato a Salvador Dalì. Il grosso delle opere grafiche di Salvador Dalì, 105 incisioni, appartenevano alla Sacra Bibbia edita da Rizzoli, Milano. A questo nucleo principale si associavano le 12 opere di Après 50 ans de surrealisme, editore Transworld Art di Friburgo, 1974, le 25 opere del Gargantua et Pantragruel, editore Celami, 1973, le 18 opere del Paternoster, editore Rizzoli, Milano, 1966 e le 10 opere del Faust, editore Celmai, 1973. Infine, completavano l’insolito percorso dell’opera di Dalì tutti i bronzi tra i quali spiccava l’Elefante cosmico, scultura in bronzo ottenuta con fusione a cera persa, delle dimensioni di 160x193x44 cm, che faceva bella mostra di sé nell’atrio del Museo.

Il secondo padiglione era diviso tra le opere di Mirò e quelle di Picasso. Le opere di Joan Mirò riguardavano la cartella Les penalites del’enfer ou les novelles ebrides, 25 litografie del 1975, stampate in 220 esemplari, editore Tériade, Paris. Una se- zione certamente minore dell’intera esposizione, ma non per questo priva di fascino. La sezione riguardante le opere di Pablo Picasso era invece più eterogenea e cospicua. Cominciava con Il Tricorno, 32 collotype dipinti a mano più un bulino, editore Paul Rossenberg, Parigi, 1920 e proseguiva con i bozzetti per i costumi di Parade. Parade è un balletto in un atto di Léonide Massine, musicato da Erik Satie, su poema di Jean Cocteau, costumi e scene di Pablo Picasso. L’opera venne rappresentata dai Balletti russi di Sergei Diaghilev il 18 maggio 1917 al Théâtre du Châtelet a Parigi. Al centro della sala campeggiavano alcuni bronzi, come Visage d’homme barbu, edizione: Gerard Hatje,Valluris, 1950 e diverse ceramiche quali Pesce, piatto di terracotta smaltato, Yan bandeau noir, una brocca in ceramica di Faenza del 1963 e Vase hibou del 1951. L’ala riservata a Picasso si chiudeva infine con una serie di litografie a colori edite dal Museo Picasso di Barcellona da una suite del 1966, quali ad esempio Mere et enfant au fichu, Femme au mantilla, Arlequin, L’attente e Danseuse naine.

L’ultimo Padiglione, il terzo, era interamente dedicato all’opera grafica di Francisco Goya, e comprendeva capolavori assoluti quali I capricci, con 80 incisioni all’acquaforte su carta, I disastri della guerra, anch’esso composto da 80 incisioni all’acquaforte su carta, I proverbi con le meno note 19 incisioni all’acquaforte su carta, la rinomata Tauromachia, con le 40 incisioni sempre all’acquaforte su carta, ed infine il D’après Velazquez con 7 preziose incisioni all’acquaforte e puntasecca del 1778/79.