Quando

dal 13 dicembre 2008 al 7 gennaio 2010

All’esposizione sugli etruschi ha fatto seguito un’importantissima mostra paleontologica in anteprima assoluta a livello nazionale. Inau- gurata IL 13 dicembre 2008 ha suscitato un interesse tale da rendere necessarie ben due proroghe per effetto delle quali è terminata il 7 gennaio 2010. Per poterla realizzare il Consorzio ha instaurato importanti contatti con l’International Academic Agency Nauka di Mosca e con il PIN-RAS (Paleontological Institute of the Russian Academy of Sciences) di Mosca in collaborazione con il Museo di Geologia e Paleontologia D. Lovisato del Dipartimento di Scienze della Terra di Cagliari e con l’apporto del Museo di Storia Naturale di Pordenone (e l’Università di Ferrara), del Museo di Storia di Seul e del Museo di Storia Naturale di Parigi per quanto riguarda gli aspetti allestitivi e didattici.

La mostra comprendeva gli 84 esemplari del Tesoro Paleontologico della Russia (mammut, mammiferi e dinosauri), tra cui spiccava per importanza la Svesk Collection, unica al mondo, in quanto la serie di scheletri di mammut (14 in tutto) della specie dei Mammoth Primigenius appartiene allo stesso nucleo familiare nessun altro Museo al mondo possiede uno scheletro completo di mammut baby. I Sevsk Mammoth sono stati trovati e raccolti in una cava vicina alla città di Svesk (nella Regione Bryansk) da una fortunata spedizione del PIN-RAS nel 1988 – 1991, un luogo unico al mondo poiché il gruppo dei mammut, seppellito per via di un disastro naturale, evidenzia perfettamente la data geologica e la composizione del gruppo di mammut. La località di Svesk è infatti la più vasta “Taphocenosis” di ossa di mammut trovate nei depositi alluvionali: si pensi che uno scavo nell’antico letto del fiume raccolse circa 4.000 ossa di mammut di 33 o 34 animali di varie età.

Al tempo dei Mammut è una delle più grandi e complete mostre itineranti di fossili al mondo e rispecchia i più importanti stadi dello sviluppo degli invertebrati e dei vertebrati, incluso il periodo di origine dei mammiferi e il periodo dei dinosauri. Tra gli 84 reperti della mostra ci sono 28 scheletri completi che vanno dal più piccolo, l’Oxypteriscus di soli 5 cm, al più grande, il Tarbosaurus di 8 metri. L’estensione geografica dei reperti va dalla parte più settentrionale della Russia europea alla Mongolia. Molti reperti sono unici, per esempio lo scheletro del rettile volante Sharovipteryx.

La collezione non era stata mai esposta in Italia, pertanto l’esposizione in Sardegna ha richiamato un pubblico da tutta la penisola che ha determinato un’ingente partecipazione in termini di numero di visitatori. La mostra, nel suo tour mondiale è stata nel 2008 a Seul in Corea, a Parigi dal 16 Marzo 2004 al 10 Gennaio 2005 presso il Museo di Scienze Naturali, al ROM – Royal Ontario Museum solo per citare alcune delle più importanti istituzioni museali internazionali. Nella storia del Museo è stata la terza mostra più visitata, con i suoi 50.000 paganti, dopo quella del 2000 sui Dinosauri, con 175.000 visitatori paganti, e quella del 2004 sull’Egitto, con 75.000 pa- ganti. Anche in Sardegna, se dovesse esistere un’ipotetica classifica delle mostre a pagamento che hanno riscosso maggior successo di pubblico e di incassi, si collocherebbe certamente tra le prime. Prova ne sia l’ampio riconoscimento avuto dalla stampa regionale e nazionale e valgano per tutti le trasmissioni Geo & Geo e la diretta su Uno Mattina.

Ultima curiosità da non dimenticare è, infine, legata alla sezione sarda della mostra dedicata al Quaternario, dove erano presenti alcuni reperti unici per l’Isola come il dente del mammut nano sardo, che testimoniava dell’esistenza anche in Sardegna di una specie unica di mammut, il Mammut Lamarmorae, rinvenuto nella penisola del Sinis, e la presenza dei crani di scimmia, rinvenuti nel nord